Concertos e ensaios 2013 - Audi Coelum, Orquestra Barroca da EMESP, OSM - Theatro Municipal SP - Rinaldo Alessandrini, Giorgio Pacchioni Ensemble - Marília Vargas, Paixão S. João J.S.Bach - Sérgio Wernek, Música Colonial Brasileira - Nicolau de Figueiredo e outros!
Delphim Rezende Porto - mestre capela
Artigos sobre música litúrgica, contemporaneidade das artes aplicadas na Igreja, concertos de órgão e atualidades do meio musical.
quarta-feira, 27 de novembro de 2013
sexta-feira, 8 de abril de 2011
segunda-feira, 21 de março de 2011
quinta-feira, 17 de março de 2011
Missa de S. José
Irmãos! A postagem de hoje se refere à Festividade de S. José!
Clique no link abaixo e baixe os áudios do programa!
Um abraço,
Delphim
Aqui!!!!!
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Um abraço,
Delphim
Aqui!!!!!
segunda-feira, 14 de fevereiro de 2011
Artigo excelente do Corriere della Sera
Amigos,
Este artigo é certamente interessante para nós músicos e amantes da cultura!
Um abraço,
Pubblico&Privato
La cultura sempre gratis aiuterà i soliti burocrati
Zero compensi a chi si occupa di Fondazioni: un errore
Per molta gente la cultura è un sovrappiù, un lusso, uno svago, qualcosa che serve per fare bella figura o per intrattenere gli ospiti. Non viene vista come un patrimonio personale di conoscenze, il frutto di decenni di studio, di impegno, uno strumento per risolvere problemi sociali ed umani e che, perciò, ha un valore economico come qualsiasi altro sapere. Me ne accorgo perché sono molti quelli che mi chiedono una conferenza, un'intervista, una prefazione, un filmato, un intervento televisivo, che mi mandano libri e manoscritti da leggere, che mi invitano a dibattiti e lo considerano con naturalezza un atto gratuito. Le stesse persone, quando si rivolgono ad un chirurgo, ad un ingegnere, ad un architetto, ad un avvocato, chiedono quali sono i loro onorari.
E questa mentalità deve averla anche il ministro dell'Economia perché, per risparmiare, ha imposto per legge che solo gli amministratori delle fondazioni culturali (a differenza di quelli delle società che devono essere pagati) siano costretti a fare il loro lavoro a titolo onorifico. Questo anche se svolgono la stessa identica funzione degli altri, cioè quando sono presidente e amministratore delegato di una fondazione in cui lavorano centinaia di dipendenti, di docenti, di artisti con una intensa attività produttiva. Anche se vi dedicano tutte le loro energie e hanno gravissime responsabilità legali. Quando c'è l'etichetta di «Fondazione culturale» anche l'attività imprenditoriale che produce profitti e genera un patrimonio, in Italia, oggi, per legge deve essere considerata «onorifica».
Impedendo di retribuire gli studiosi e gli artisti che svolgono una difficile funzione imprenditoriale, il governo li spinge ad andarsene e così, al loro posto, subentrerà un funzionario, un burocrate, che potrà fare solo attività di routine. L'effetto è quello della burocratizzazione delle attività culturali, l'eliminazione delle élite creative dai vertici di tutto il settore culturale pubblico. Sono cose che succedono nei Paesi in cui la classe politica non vuole esser disturbata da gente che pensa in modo indipendente.
Nel dopoguerra in Italia la classe politica era molto colta. Moltissimi venivano dal giornalismo o erano professori universitari. C'erano anche degli ottimi amministratori. Nessuno oggi pretende di ritornare alla situazione dei padri fondatori. Ma evitiamo perlomeno di aggravare la situazione e cerchiamo di salvare quello che funziona bene.
www.corriere.it/alberoni
Este artigo é certamente interessante para nós músicos e amantes da cultura!
Um abraço,
Pubblico&Privato
La cultura sempre gratis aiuterà i soliti burocrati
Zero compensi a chi si occupa di Fondazioni: un errore
Per molta gente la cultura è un sovrappiù, un lusso, uno svago, qualcosa che serve per fare bella figura o per intrattenere gli ospiti. Non viene vista come un patrimonio personale di conoscenze, il frutto di decenni di studio, di impegno, uno strumento per risolvere problemi sociali ed umani e che, perciò, ha un valore economico come qualsiasi altro sapere. Me ne accorgo perché sono molti quelli che mi chiedono una conferenza, un'intervista, una prefazione, un filmato, un intervento televisivo, che mi mandano libri e manoscritti da leggere, che mi invitano a dibattiti e lo considerano con naturalezza un atto gratuito. Le stesse persone, quando si rivolgono ad un chirurgo, ad un ingegnere, ad un architetto, ad un avvocato, chiedono quali sono i loro onorari.
E questa mentalità deve averla anche il ministro dell'Economia perché, per risparmiare, ha imposto per legge che solo gli amministratori delle fondazioni culturali (a differenza di quelli delle società che devono essere pagati) siano costretti a fare il loro lavoro a titolo onorifico. Questo anche se svolgono la stessa identica funzione degli altri, cioè quando sono presidente e amministratore delegato di una fondazione in cui lavorano centinaia di dipendenti, di docenti, di artisti con una intensa attività produttiva. Anche se vi dedicano tutte le loro energie e hanno gravissime responsabilità legali. Quando c'è l'etichetta di «Fondazione culturale» anche l'attività imprenditoriale che produce profitti e genera un patrimonio, in Italia, oggi, per legge deve essere considerata «onorifica».
Impedendo di retribuire gli studiosi e gli artisti che svolgono una difficile funzione imprenditoriale, il governo li spinge ad andarsene e così, al loro posto, subentrerà un funzionario, un burocrate, che potrà fare solo attività di routine. L'effetto è quello della burocratizzazione delle attività culturali, l'eliminazione delle élite creative dai vertici di tutto il settore culturale pubblico. Sono cose che succedono nei Paesi in cui la classe politica non vuole esser disturbata da gente che pensa in modo indipendente.
Nel dopoguerra in Italia la classe politica era molto colta. Moltissimi venivano dal giornalismo o erano professori universitari. C'erano anche degli ottimi amministratori. Nessuno oggi pretende di ritornare alla situazione dei padri fondatori. Ma evitiamo perlomeno di aggravare la situazione e cerchiamo di salvare quello che funziona bene.
www.corriere.it/alberoni
quarta-feira, 6 de outubro de 2010
Piada do Frei Rojão!
Sem comentários!
O Altíssimo estava muito cansado e resolveu tirar umas férias. Afinal, já fazia alguns milênios desde aquele sétimo dia tão refrescante.
O Pai refletiu e disse:
- Julgo que deveríamos visitar o Egito. Quero rever aquele país que excitou tanto minha ira, se já se recuperou das dez pragas com que justamente o puni por afligir meu povo.
O Filho foi bem rápido em colocar sua opinião:
- Queria ir para o norte de Israel, para ver a minha Nazaré na Galiléia. Estou com saudades da infância, e daquele tempo tão feliz.
O Espírito Santo ficou calado, meditando muito. Finalmente respondeu:
- Quero ir para Roma. - e ficou quieto
Ante o silêncio de tão fugaz pessoa, o Pai e o Filho indagaram o motivo. Finalmente o Paráclito respondeu:
- Quero ir para Roma porque estou curioso. Em Roma eu nunca estive.
O Altíssimo estava muito cansado e resolveu tirar umas férias. Afinal, já fazia alguns milênios desde aquele sétimo dia tão refrescante.
O Pai refletiu e disse:
- Julgo que deveríamos visitar o Egito. Quero rever aquele país que excitou tanto minha ira, se já se recuperou das dez pragas com que justamente o puni por afligir meu povo.
O Filho foi bem rápido em colocar sua opinião:
- Queria ir para o norte de Israel, para ver a minha Nazaré na Galiléia. Estou com saudades da infância, e daquele tempo tão feliz.
O Espírito Santo ficou calado, meditando muito. Finalmente respondeu:
- Quero ir para Roma. - e ficou quieto
Ante o silêncio de tão fugaz pessoa, o Pai e o Filho indagaram o motivo. Finalmente o Paráclito respondeu:
- Quero ir para Roma porque estou curioso. Em Roma eu nunca estive.
segunda-feira, 6 de setembro de 2010
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